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Landing page: 6 errori da evitare per aumentare le conversioni

Scritto da Valeria Caglioni | 16 marzo 2021

Quando si lavora a una revisione del sito web aziendale, le landing page sono tra gli elementi che dovrebbero essere considerati prioritari, perché possono contribuire a migliorare il tasso di conversione da visitatori anonimi a lead.

Prima di pubblicare pagine così strategiche, ci sono delle regole e delle buone pratiche da conoscere e osservare, ma anche errori da non commettere. Scopri quali sono nell’articolo che segue!

A cosa servono le landing page?

Le landing page (LP) sono pagine strutturate per descrivere un’offerta ai visitatori che vi atterrano dopo avere cliccato un’inserzione, un post sui social o una call to action. Di solito, contengono un form da compilare per convertire gli utenti in contatti commerciali.

Si tratta di una componente strategica di ogni piano di digital marketing b2b finalizzato alla lead generation. Ecco gli errori da evitare per ottenere il massimo in termini di conversioni!

Errore #1: includere solo un form da compilare

Il fine ultimo di una landing page efficace è raccogliere i dati dei visitatori in un form, ma non possiamo pretendere che lo facciano senza una motivazione.

È fondamentale convincerli che l’offerta a cui avranno accesso - fornendo alcune informazioni di contatto - sia davvero utile per il loro lavoro.

La fiducia è cruciale in questa fase e per rafforzarla serve una comunicazione chiara, sintetica e trasparente della proposta.

Ecco alcuni esempi:

  • eBook
  • guida pratica
  • checklist
  • consulenza personalizzata
  • partecipazione a un evento online
  • demo di prodotto

Sono tutte offerte il cui valore deve essere descritto in modo esplicito, per essere certi che l’utente abbia un’idea precisa di cosa troverà dopo la compilazione del form e si decida a condividere i propri dati.

Una componente delle LP che può migliorare le conversioni è quella visiva: aggiungere un’immagine o un breve video aiuta il visitatore a percepirne il valore.

Sia il titolo, sia il testo della pagina devono essere concentrati sul messaggio per colpire l’interesse dell’utente. Dedichiamo un approfondimento al titolo, nel prossimo punto.

Errore #2: sottovalutare il titolo della landing page

Il testo delle LP deve essere ben progettato, ma è bene ricordare che molti utenti leggeranno solo il titolo prima di decidere se compilare il form o abbandonare la pagina.

I valori dell’offerta e i vantaggi a disposizione del visitatore - una volta forniti i suoi dati - devono essere comunicati subito. Ecco un esempio, a questo link!

Errore #3: proporre più di un’offerta

Ricordiamo che lo scopo di una LP è convertire utenti in lead: se si crea confusione proponendo offerte diverse nella stessa pagina, è probabile che i visitatori siano spaesati e la abbandonino prima di avere compilato il form.

Ogni proposta (download di contenuti, iscrizione a eventi, demo o consulenza) deve avere una pagina dedicata per raccogliere i dati e sbloccare l’offerta per i contatti.

Il numero di clic richiesto agli utenti deve essere limitato all’indispensabile.

Errore #4: lasciare attivo il menu di navigazione

A differenza delle altre pagine del sito web aziendale, l’obiettivo delle landing non è l’offerta di un’esperienza di navigazione fluida, ma la lead generation.

Il menu e la barra di navigazione non devono essere presenti, perché l’utente di una LP non dovrebbe avere una possibilità diversa dalla compilazione del form e quindi dalla conversione.

Errore #5: chiedere troppe informazioni all’utente

I dati sono la moneta più preziosa in ogni attività di digital marketing. Tuttavia, includere nel form troppi campi obbligatori rischia di spaventare gli utenti e vanificare ogni sforzo di ottimizzazione della LP.

La regola base è che meno campi ci sono, più contatti si ottengono, ma la quantità (e la tipologia) di dati da richiedere deve essere commisurata al valore dell’offerta.

Le piattaforme di marketing come HubSpot mettono a disposizione le funzioni di smart form che modificano in automatico le domande da porre ai lead già registrati nel CRM.

Si tratta di tecniche di profilazione progressiva che permettono di qualificare i contatti chiedendo sempre più dati con il rafforzarsi dell’interesse e della fiducia nei confronti dell’azienda.

Errore #6: usare le versioni standard dei form

Proprio come i titoli, i testi e le immagini, anche i form dovrebbero essere personalizzati in base all’offerta proposta. I moduli non possono essere tutti uguali!

Ad esempio, se l’offerta prevede il download di un contenuto, il pulsante per confermare l’invio dei dati nel form dirà “Scarica ora” o “Clicca qui per il download”. Se si stratta dell’invito a prenotare una consulenza tecnica o un evento, sarà invece “Prenota subito” o “Clicca qui e prenota ora”.

Il tempo a disposizione per convincere un visitatore anonimo a condividere i propri dati (oppure un lead a fornirne ulteriori) si misura in pochi secondi!

Ecco perché le pagine dovrebbero essere studiate in ogni minimo particolare e ogni difetto rischia di compromettere un’intera campagna di lead generation.

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