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Cos'è la SEO negativa? Esempi e consigli pratici

Scritto da Laura Rinaldi | 8 settembre 2020

Ottimizzare il sito aziendale per i motori di ricerca, ovvero lavorare sulla SEO, significa attuare una serie di strategie volte a fare in modo che il sito stesso appaia tra i primi risultati nella SERP di Google. Affinché questo approccio sia efficace, servono tempo, pazienza ed esperienza. Molti credono che le tecniche di SEO negativa siano scorciatoie efficaci per posizionarsi facilmente, eliminando la concorrenza: è importante quindi saperle riconoscere e rispondere in maniera adeguata. In questo articolo ti spieghiamo come fare.

SEO negativa: le tecniche più comuni usate dai truffatori

Le SEO negativa è un approccio anti-competitivo che comprende un insieme di tecniche e ha lo scopo di intaccare la reputazione di siti web concorrenti, “rubando” l’indicizzazione per parole chiave strategiche.

Chi attua queste strategie cerca di posizionarsi tra i primi risultati dei motori di ricerca in modo scorretto, mettendo in cattiva luce gli avversari agli occhi di Google, danneggiandone il posizionamento organico. Purtroppo, le tecniche di SEO negativa oggi sono molto complesse e sofisticate e perchiò risultano piuttosto difficili da identificare. Ecco alcuni esempi.

  • Link farming: questa tecnica sfrutta la capacità dei motori di ricerca di identificare coloro che utilizzano un numero eccessivo di link per manipolare la SERP e incrementare artificialmente la propria popolarità. Se il sito aziendale viene linkato più volte all’interno di pagine colme di collegamenti inutili e privi di contenuto, potrebbe sorgere qualche problema di posizionamento, perchè i link spam compromettono il valore del sito stesso. 
  • Duplicazione di contenuti: un metodo semplice e veloce, per fare in modo che i motori di ricerca penalizzino i siti concorrenti, è quello di copiare e incollare i loro contenuti in diversi siti web.
  • Utilizzo di falsi profili social: capita spesso che gli spammer decidano di attaccare gli avversari pubblicando recensioni negative sui loro profili social, tramite account fasulli creati unicamente per questo scopo. Il social selling su LinkedIn è uno strumento di vendita molto utilizzato dalle aziende b2b e una cattiva reputazione potrebbe compromettere significativamente la strategia.

  • Rallentamento del sito concorrente: può succedere che il sito web aziendale venga attaccato e rallentato forzatamente; in questo modo, l’esperienza utente peggiora e il sito perde posizioni nella SERP.
  • Modifica del file robots per bloccare gli spider di Google: significa deindicizzare il sito impedendo ai motori di ricerca di accedere a determinate risorse, facendo quindi perdere posizioni.
  • SEO semantica negativa: questa tattica si basa sulla capacità degli algoritmi di analizzare i testi contenuti nelle pagine di un sito web. Citare semplicemente il competitor in testi ricchi di espressioni negative fa in modo che il motore di ricerca lo associ a una cattiva percezione da parte degli utenti, penalizzandone la reputazione.
  • Attacchi malware: l’invio di virus e malware a siti concorrenti è molto comune per fare in modo che Google li segnali all’utente come poco sicuri, diminuendone significativamente il traffico organico.

Queste sono solo alcune delle possibili strategie di SEO negativa messe in pratica da hacker e truffatori per superare la concorrenza in modo sleale.

Come proteggersi dalla SEO negativa?

Il Link Disavow Tool è lo strumento creato da Google per permettere a webmaster ed esperti di ottimizzazione di far fronte alla SEO negativa, permettendo loro di chiedere che i link ritenuti di scarsa qualità o spam vengano rimossi. Questo può non bastare per evitare episodi fraudolenti e danni alla propria reputazione.

Ecco qualche consiglio:

  • Il primo, da non sottovalutare, è quello di monitorare costantemente i backlink, in particolare quelli provenienti da siti sospetti, che si trovano in pagine con più di 50 link nel testo o segnalate dal browser come “non sicure.”
  • Inoltre, è importante proteggere il sito aziendale da virus, hacker e malware, installando un programma apposito, usando password sicure e predisponendo un sistema di backup automatico.
  • Anche essere attivi e controllare frequentemente i profili social aziendali è importante per accorgersi di attività sospette e menzioni negative.
  • Infine, è bene rendere il sito aziendale reattivo e veloce, ottimizzando la dimensione delle immagini, eliminando parti di codice in eccesso, rimuovendo plugin inutili e bloccando attività di spam. Esistono strumenti efficaci, come gli alert di Google Analytics, che permettono di ricevere avvisi quando il tempo di caricamento risulta rallentato, in modo da poter procedere con le verifiche necessarie.

L’attuazione di pratiche di SEO negativa è frutto di una politica aziendale scorretta che, anziché investire su esperti di digital marketing che sappiano valorizzare e far guadagnare posizioni al sito in modo leale, si basa sul rovinare e infangare le attività dei concorrenti.

Il vero lavoro di chi si occupa di SEO è creare e utilizzare contenuti di qualità, come articoli del blog, eBook, guide, video, infografiche e immagini per dare valore al sito aziendale e fare in modo che Google e gli altri motori di ricerca lo riconoscano come valido. Solo così è possibile apparire tra i primi risultati della SERP e avere successo, migliorando la propria reputazione online.

Se un consulente propone l’attuazione di tecniche di SEO negativa per sbaragliare la concorrenza, forse non è il professionista giusto a cui affidare la strategia digitale dell'azienda.

È importante scegliere un’agenzia di marketing b2b specializzata che sappia avviare una strategia SEO efficace nel lungo periodo, superando la concorrenza grazie alla qualità dei contenuti proposti. Se hai dubbi o domande, clicca qui per prenotare una consulenza gratuita di 30 minuti con uno dei nostri esperti!