Se pensassimo al sito web dell’azienda come a un negozio o a uno showroom e i visitatori uscissero dopo pochi istanti senza acquistare nulla, non sarebbe un buon segnale.
Un titolare, AD o responsabile marketing dovrebbe essere piuttosto preoccupato se gli utenti abbandonassero il sito aziendale tanto rapidamente e, soprattutto, dovrebbe indagarne le cause. Le domande da porsi sono molteplici:
- Dove sta davvero il problema?
- Forse l’utente non ha trovato il prodotto/servizio che sta cercando?
- O magari l’ha reputato troppo costoso?
- Il sito è visualizzato correttamente dal browser usato?
- Il sito è mobile-friendly?
Cosa fare se i visitatori abbandonano subito le pagine del sito aziendale
Proprio come in un negozio fisico, il sito può perdere visitatori se questi non riescono a trovare ciò che cercano, se sono costretti ad attendere troppo a lungo o non vivono una buona esperienza.
Ecco alcuni degli argomenti che toccheremo nel corso di questo articolo e che andrebbero considerati nell’analisi del sito di un’azienda per ridurre la frequenza di rimbalzo (la bounce rate indica la percentuale di utenti che abbandonano il sito dopo essere arrivati sulla prima pagina cliccata):
- Definizione del percorso di navigazione
- Facilità di lettura dei testi
- Aggiornamento frequente dei contenuti
- Design responsive
- Riduzione dei tempi di caricamento delle pagine web
- Compatibilità del sito con i diversi browser di navigazione
- Analisi e ottimizzazione per parole chiave strategiche
- Confronto tra pagine con frequenza di rimbalzo alta / bassa
- Numero di link esterni
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Come anticipato, l’espressione frequenza di rimbalzo indica la percentuale di utenti che abbandonano il sito dalla prima pagina cliccata sen za avere interagito in alcun modo con i contenuti.
Una bounce rate alta è sintomatica di due fattori, principalmente:
- Il visitatore non ha trovato ciò che cercava
- La pagina non si è caricata correttamente
I modi in cui l’utente può abbandonare la pagina sono più d’uno:
- clic sul pulsante indietro
- chiudere la finestra
- clic su un link esterno inserito nella pagina
- inserimento di un indirizzo URL diverso nella barra di navigazione
Forse vi starete chiedendo, cosa accade se un visitatore arriva sul sito, visualizza diverse pagine o resta sulla stessa per un certo periodo?
Facciamo chiarezza: è bene non confondere la bounce rate con la exit rate che invece è la percentuale di visualizzazioni della pagina che è l’ultima della sessione, prima che l’utente lasci il sito (mentre la frequenza di rimbalzo riguarda la pagina che è la prima e unica visualizzata prima di abbandonare senza ulteriori azioni da parte del visitatore). > Trovate un piccolo glossario con la terminologia di digital marketing QUI
La bounce rate media si attesta intorno al 40,5%. Ma questo dato non deve consolare se pensate di rientrare perfettamente nelle statistiche con le vostre pagine. Infatti, ogni tipologia di pagina, sito, settore ha le sue percentuali specifiche, a seconda anche delle intenzioni e delle aspettative dell’utente che clicca.
Nell’immagine che segue trovate le statistiche più precise:
Fatte queste doverose premesse, entriamo nel merito degli accorgimenti per mantenere al minimo la frequenza di rimbalzo: in fondo, più il visitatore resta sul vostro sito, più contenuti avrà modo di assimilare e più possibilità avrà di convertirsi in un lead valido per l’azienda.
Ecco allora alcuni consigli per avere un sito web aziendale ottimizzato e in grado di generare contatti commerciali qualificati.
1. Definizione del percorso di navigazione
La navigazione dovrebbe essere la priorità numero uno quando si intende migliorare l’usabilità del sito. Se gli utenti faticano a comprendere come arrivare dal punto A al punto B, è probabile che non rimangano ancora a lungo sulla pagina.
L’aggiunta della barra di navigazione in alto migliora notevolmente l’esperienza, ma inserirne una seconda nel footer (il piè di pagina) può davvero fare la differenza.
Prima di cliccare su un link, il visitatore dovrebbe avere un’idea chiara di ciò che sta per vedere, quindi il menù deve essere comprensibile e usare un linguaggio semplice.
Un altro aspetto moplto importante è che ogni elemento sia effettivamente cliccabile: controllate più volte il funzionamento dei link di navigazione per assicurarvi che portino alla pagina giusta.
Più è facile navigare il sito, più gli utenti si sentono incoraggiati a farlo, senza esitazioni, senza fermarsi a riflettere e maggiori saranno le occasioni di conversione in lead.
2. Facilità di lettura dei testi
Secondo i dati diffusi da Readz.com le persone che seguono le indicazioni di testo con l’aggiunta di illustrazioni, se confrontate con indicazioni solo testuali, rendono il 323% in più. Le immagini e i contenuti visivi in generale hanno la capacità di attrarre lo sguardo e portare il visitatore a compiere l’azione desiderata, che si tratti di cliccare una landing page, scaricare un’offerta, inviare un’email, ecc.
Per evitare di perdere l’attenzione dell’utente e lasciarlo andare via, create dunque un sito che sia facile sia da leggere che da capire, praticamente al volo.
I blocchi di testo troppo lunghi andrebbero accorciati per quanto possibile o almeno ordinati con l’uso di titoli, sottotitoli, elenchi puntati, grassetto ed elementi grafici per facilitare la lettura e fare sembrare le informazioni meno impegnative da affrontare.
Se volete che il visitatore recepisca il messaggio, questo deve essere chiaro, altrimenti non starà sul sito abbastanza da capirlo.
Nella creazione dei contenuti scritti per il sito web, la prima regola è la semplicità: meglio non aprire troppe parentesi o divagare, ma piuttosto concentrarsi sull’argomento della pagina, usare un formato user-friendly e un tono informale. Ricordate che l’obiettivo è coinvolgere gli utenti per farli interagire con l’azienda, non create distanza tra voi e loro.
E mentre analizzate la leggibilità dei vostri contenuti, perché non dare loro una bella rinfrescata?
3. Aggiornamento frequente dei contenuti
I contenuti del sito sono datati? Riuscite a immaginare cosa possa provare il prospect che penda si potere trovare informazioni utili, magari su un articolo del blog aziendale, per poi scoprire che risale al 2009 e non è mai stato aggiornato?
È questa la prima impressione che volete dare a un utente che ancora non vi conosce? Non credo. Se usate una piattaforma di marketing come HubSpot, vi aiuterà a individuare le pagine del sito con il maggior traffico e rivederle regolarmente per aggiornarne i contenuti.
Per offrire sempre contenuti freschi, aggiornati, interessanti e di valore ai prospect, seguite queste piccole regole:
- Aggiornate le statistiche
- Inserite esempi attuali
- Contestualizzate il più possibile le informazioni
- Aggiungete testimonianze recenti di clienti soddisfatti
- Modificate le call-to-action
- Verificate la correttezza e l’utilità delle informazioni
4. Design responsive
Oggi più che mai è fondamentale garantire una user experience perfetta sia agli utenti desktop che a quelli che navigano da smartphone e tablet.
Secondo quanto pubblicato da IMPACT, nel 2016
- L’80% degli utenti internet possiedono uno smartphone
- Il 57% degli utenti non consiglierebbe un’azienda con un sito non ottimizzato per mobile
- Più del 50% di chi usa uno smartphone lo usa già appena sveglio
- Google sostiene che il 61% dei visitatori difficilmente tornerà su un sito dopo avere avuto difficoltà d’accesso da mobile e il 40% visiterà piuttosto quello di un concorrente
P.S. Google premia i siti responsive nell’assegnazione del posizionamento
5. Riduzione dei tempi di caricamento delle pagine web
Se vi è capitato di dovere aspettare minuti interi per il caricamento di una pagina web, conoscerete la sensazione: niente di più frustrante.
Le statistiche di Kissmetric indicano in 3 secondi il tempo massimo di attesa, prima che l’utente lasci il sito e trovi quello di un vostro concorrente.
Nel contesto attuale non è accettabile perdere tempo per un’operazione che dovrebbe essere impercettibile come il caricamento del sito.
Sul web le persone vogliono, pretendono e ottengono tutto e subito.
Fate attenzione all’ottimizzazione di immagini, video e script, gli elementi che possono contribuire a rallentare il caricamento della pagina.
6. Compatibilità del sito con i diversi browser di navigazione
Sfortunatamente non tutti gli utenti che visitano il sito navigano dal vostro stesso browser. Che si tratti di Chrome, Firefox, Safari, Opera, Internet Explorer o Edge e anche nel caso in cui il browser sia effettivamente lo stesso, non è detto che la versione e il sistema operativo siano uguali e tutti questi fattori possono causare differenze nella visualizzazione delle pagine.
La compatibilità del browser è importante nell’uso da desktop, ma diventano fondamentali per la visualizzazione da dispositivi mobili.
7. Analisi e ottimizzazione per parole chiave strategiche
All’interno della metodologia inbound marketing, lo sviluppo della strategia delle parole chiave è vitale. È così che l’azienda indica ai motori di ricerca i contenuti delle proprie pagine web e invita gli utenti a cliccarle.
Ma i contenuti corrispondono davvero alle keyword che state targettizzando?
Se sono fuorvianti e i visitatori non trovano ciò per cui hanno cliccato e si aspettano di vedere sul sito, la frequenza di rimbalzo crescerà e i motori di ricerca penalizzeranno le vostre pagine. Siate onesti e il più possibile chiari nella ricerca delle parole chiave e nell’ottimizzazione dei testi per il sito.
8. Confronto tra pagine con frequenza di rimbalzo alta / bassa
Non tutte le pagine del sito hanno la stessa bounce rate, come abbiamo visto qualche paragrafo sopra. È utile però confrontare quelle con la frequenza di rimbalzo più alta e più bassa per identificare gli elementi che fanno funzionare l’una, ma non l’altra. Un altro fattore da considerare è la call-to-action (CTA) che porta a ogni landing page.
Spesso è il messaggio veicolato dalla CTA può contribuire a dare un’impressione sbagliata, non è corretto infatti attrarre con l’inganno un utente verso una landing page senza avergli spiegato bene cosa vi troverà.
A nessuno piace essere preso in giro e senza informazioni accurate è praticamente impossibile avere sul sito traffico qualificato.
9. Numero di link esterni
La condivisione di materiali pubblicati su siti esterni è un’ottima cosa, ma è meglio non esagerare: se da un lato, infatti, conferisce autorevolezza ai contenuti citandone le fonti, dall’altro rischi di influire negativamente sulla bounce rate.
Se notate che gli utenti abbandonano velocemente le pagine che includono link esterni, provate a diminuirne il numero o a non evidenziarli troppo.
L’obiettivo è trattenerli sul sito perché eseguano le azioni pianificate e desiderate, la conversione in lead, ad esempio.
Un metodo semplice per evitare di perdere i visitatori a causa dei link esterni è fare in modo che questi si aprano in una nuova finestra del browser.
In questo articolo abbiamo cercato di segnalarvi alcuni elementi strategici in grado di trattenere più a lungo i prospect sul vostro sito web aziendale per fare in modo che fruiscano dei contenuti e seguano i meccanismi di lead generation.
Se non siete sicuri di come queste tecniche si possano applicare al vostro sito, possiamo aiutarvi con un’analisi GRATUITA! Cliccate qui sotto e vi invieremo dei suggerimenti per migliorare le performance del sito e del piano di marketing in generale.
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